Tumore alle ovaie: prevenzione si può ed è un dovere. Nonostante i decessi siano diminuiti almeno del 3% secondo un dato del 2015 (rispetto a uno del 2013); oggi il tumore alle ovaie rappresenta la quinta causa di morte per cancro.
Questa patologia verte soprattutto sulle donne nella generazione che racchiude i 50 e i 69 anni. A oggi le terapie si sono intensificate; rendendo più efficaci i risultati che permettono anche di controllare quello che è lo stadio metastatico.
Tra questi anche i farmaci inibitori PARP; oggi utilizzabili sia nei pazienti con il gene BRCA, dove c’è la mutazione. Sia dove la mutazione non è presente. Le donne che ereditano la mutazione, BRCA 1 hanno una probabilità almeno del 44% di sviluppare un tumore.
Il dato va a ridursi se si parla del gene BRCA 2, che è del 17%.
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Tumore alle ovaie: prevenzione; introduzione del quaderno Informativo AIOM
In data 5 marzo 2019, durante la conferenza stampa al Ministero della Salute è portata alla luce questa problematica inerente l’introduzione dei test.
Nel corso della conferenza è esposto il Quaderno Informativo voluto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica – AIOM; realizzato con il supporto di Clovis Oncology. L’intento è di sensibilizzare i cittadini sulla malattia e l’importanza di accedere ai test BRCA.
Tumore alle ovaie: prevenzione. Le dichiarazioni
Fabrizio Nicolis, Presidente della Fondazione AIOM rileva:
“Ancora oggi, non tutte le pazienti che dovrebbero essere sottoposte al test BRCA lo eseguono. Inoltre, in Italia, il regime di rimborsabilità per questo esame, varia nelle diverse regioni; con la conseguenza che viene effettuato solo nel 65,2% delle donne che ricevono la diagnosi”.
Oncologi e pazienti chiedono durante la conferenza stampa presso il Ministero, di uniformare le norme di accesso ai test BRCA 1 sul territorio nazionale.
Alla conferenza era presente anche Stefania Gori. Gori è Presidente Nazionale AIOM e Direttore dipartimento oncologico, IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria-Negrar.
Con queste parole, si esprime sulla necessità di migliorare questa metodologia di prevenzione:
“Serve più impegno nel migliorare le strategie di prevenzione di una neoplasia che nel 2018 ha causato in Italia 5.200 nuovi casi; l’80% dei quali individuati in fase avanzata”
Stefania Gori, continua facendo riferimento alle mutazioni:
“Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario; cioè causato da specifiche mutazioni genetiche. Una mutazione di BRCA1 e BRCA2 ereditata dalla madre o dal padre, determina una predisposizione a sviluppare il tumore più frequentemente rispetto alla popolazione generale. L’informazione sull’eventuale presenza della mutazione BRCA va acquisita al momento della diagnosi; perché può contribuire alla definizione di un corretto percorso di cura. E, nei familiari, che presentano la mutazione, devono essere avviati programmi di sorveglianza intensiva che spaziano dai controlli semestrali; fino all’asportazione chirurgica delle tube e delle ovaie”.
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