TRUMP E LA GROENLANDIA

Trump vuole comprare la Groenlandia

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La notizia più chiacchierata del momento è sicuramente quella che riguarda l’offerta alla Danimarca da parte del presidente Trump per acquistare, udite udite, l’isola più grande del mondo: la Groenlandia.

TRUMP MEDITA L’ACQUISTO DELLA GROENLANDIA

Il governo danese ha già manifestato l’intenzione di voler rifiutare qualsiasi offerta anche se mantenere l’isola costa oltre 457 milioni di euro all’anno. Politicamente appartenente al Regno danese, la Groenlandia subisce già l’influenza americana attraverso la presenza della base militare di Thule Air Base, una enclave nella parte settentrionale dell’isola.

Il dna di Trump è votato al colonialismo e al dominio assoluto, ma non gli si può sollevare l’accusa di essere poco lungimirante. Non si contano le sue stravaganze. Indimenticabile è l’immagine di lui a tavola con la regina Elisabetta mentre rifiuta il vino offerto al pasto per bere Coca-Cola. Se anche in quell’occasione non era difficile leggere tra le righe il messaggio di un capitalista di serie A, stavolta le sue ambizioni salgono1 molto di livello.

TRUMP E LA GROENLANDIA

Il presidente americano ha messo gli occhi su un piatto ben più ricco delle solite portate. Anche se di tipo economico si parla pur sempre di fame quando a scarseggiare è una risorsa naturale capace di trainare l’economia di un Paese. Siamo abituati ad attivare il campanello di allarme quando pensiamo all’acqua potabile che scarseggia o alla diminuzione di pesce presente nei mari a causa della pesca indiscriminata. Ma cosa dire della sabbia? Con i deserti immensi e la desertificazione che avanza sembrerebbe escludersi il rischio di penuria. Analizzandone la consistenza si scopre che i granelli della sabbia del deserto sono troppo fini e, dunque, privi di interesse.

La Motivazione di tale interesse

La fame diventa sempre più famelica quando a conti fatti si rileva che sabbia e ghiaia, sono tra i materiali più estratti, superando in quantità perfino i combustibili fossili. Il loro utilizzo è indispensabile e viene impiegato in vari settori, a partire dall’ industria delle costruzioni, a quella del vetro fino ad arrivare al settore dell’elettronica. Si parla di quantitativi che oscillano tra i 30 e i 50 miliardi di tonnellate all’anno. Come avviene per le materie prime in via di esaurimento, quando si supera il tasso di rinnovo, arriva l’alt dall’alto e si apre formalmente la crisi. Ciò apre anche, e informalmente, la via dell’estrazione illegale.

TRUMP E LA GROENLANDIA

La cosa più saggia da fare sarebbe quella di promuovere protocolli che ne preservino l’estrazione selvaggia. La Terra è in continua evoluzione e i cambiamenti climatici ne stanno progressivamente cambiando la morfologia. La nuova corsa planetaria è al controllo del mar glaciale artico. Del resto Trump non ha inventato nulla di nuovo: già il presidente Harry Truman, nel lontano (neanche poi tanto) 1946, fece un tentativo di compravendita, ma Copenaghen e il governo groenlandese declinarono l’offerta di ben 100 milioni di dollari in lingotti d’oro.

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La possibilità di trasformare una catastrofe ambientale nel più grande business del secolo, non è sfuggita nemmeno a Cina e Russia, pronte per la conquista del nuovo territorio, intravedendone ghiotte possibilità a livello economico militare e geopolitico.
Il particolare fenomeno connesso all’innalzamento della temperatura globale, sta portando alla luce delle vere miniere di inestimabile valore, quantificabile in granelli di sabbia.

 

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Autore dell'articolo: Redazione Webmagazine24