Un nuovo studio, concentrato sulle proteine e non sui geni, ha scoperto il modo di evitare gli accumuli proteici responsabili della SLA.
Che cos’è la SLA
La SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, è una patologia neurodegenerativa che causa la morte delle cellule nervose alla base dei movimenti volontari dei soggetti. Le persone affette da questa malattia, lentamente, smettono di parlare, masticare, camminare.
Solitamente colpisce individui di età compresa tra i 55 e i 75 anni che, a partire dal principio della patologia, hanno un’aspettativa di vita di circa 2/5 anni.
Ad oggi non è ancora stata trovata una cura per questa patologia altamente invalidante e non esistono neppure trattamenti per fermarne o rallentarne il progredire.
In passato si è scoperto che la causa della SLA è un accumulo di proteine tossiche nelle che distruggono i le cellule nervose. Queste proteine sono le TDP-43.
Nuova terapia per la SLA
Un nuovo studio, concentrandosi sulle proteine anziché sui geni, a differenza di tutti i precedenti, ha individuato una nuova possibile terapia per la SLA.
Un team dell’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, ha svolto un esperimento ricreando le condizioni che portano ad un accumulo di TDP-43 che causa la morte delle cellule nervose e, dunque, l’insorgere della patologia.
I ricercatori hanno riscontrato che i depositi di proteine tossiche hanno luogo solo in mancanza di determinate molecole: introducendo queste molecole, gli accumuli non avvengono e, quindi, la malattia neurodegerativa non si verifica. Nello specifico è stato scoperto che i partner di legame dell’RNA si attaccano alle proteine TDP-43 e impediscono loro di aggregarsi: in questo modo proteggono i neuroni ed evitano l’insorgenza della SLA.
Questa scoperta potrebbe rivelarsi utile per svulippare nuove terapie, più efficaci, non solo per la Sclerosi Laterale Amiotrofica ma anche per altre malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson. Il prossimo step consisterà nel passare dagli esperimenti in laboratorio al trattamento su pazienti in carne ed ossa per verificare l’efficacia di questa terapia basata sullo studio delle proteine.