Sea Watch è questione di ore, il capitano Rackete pensa di forzare il blocco
Sea Watch è questione di ore. L’eventualità di rompere il fermo navale viene confermata dai legali della Ong. La sentenza della Corte europea ha, infatti, respinto il ricorso della Sea Watch, che invocava la possibilità di far sbarcare i 42 migranti a bordo nel territorio italiano. La Cedu ha spiegato di non aver riscontrato un pericolo di danni irreparabili tale da ordinare all’Italia l’approdo; tuttavia ha chiesto al governo di Roma di continuare a fornire assistenza all’imbarcazione.
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Da circa due settimane, infatti, la nave olandese si trova in una situazione di stallo davanti alle coste del nostro Paese. La condizione a bordo si fa sempre più tesa. Uno fra gli ultimi tweet inviati dall’imbarcazione riferisce che “A questo punto è nella responsabilità del comandante portare in salvo i naufraghi. Siamo tutti con lei“. Un altro messaggio invita a donare al fondo per l’assistenza legale della Ong tedesca per “aiutare Carola a difendere i diritti umani“.
Il verdetto della Corte di Strasburgo
Il verdetto della Corte di Strasburgo ha dunque provocato rancore e sconcerto tra i migranti. “Sono disperati. Si Sentono abbandonati”, riferisce il personale di bordo. “Ci hanno detto che vivono questa situazione come un diniego dei diritti umani da parte dell’Europa”. Il capitano Carola Rackete asserisce che “sono responsabile delle persone che ho recuperato in mare e che non ce la fanno più. Le loro vite sono più importanti di qualsiasi gioco politico“.
Questo “gran rifiuto” da parte dell’Europa ha destato stupore. “E’ una posizione molto cauta quella adottata dalla Cedu” afferma l’avvocato Anton Giulio Lana, Presidente dell’Unione Forense per i Diritti Umani. “E’ verosimile che la stessa Corte risenta di un clima europeo profondamente cambiato rispetto a quando, fino ad alcuni anni fa, la sensibilità su questi temi era completamente diversa“.
Ora tutti gli occhi sono puntati su Lampedusa.