Alexa Barrett, studentessa del master in psicologia clinica alla WCU, e Al Kopak, professore associato di criminologia e giustizia penale alla WCU, hanno scoperto che la combinazione di PTSD (stress post-traumatico), PD (disturbi di personalità) e AUD (Disturbo da uso di alcol) aumentava significativamente la probabilità di reati violenti. Supportato da un Summer Research Assistantship fornito dalla Graduate School, lo scopo di questo studio consisteva nel dettagliare la prevalenza di PTSD in combinazione con PD e AUD per aiutare a informare le pratiche progettate per affrontare la violenza di detenuti di sesso maschile incarcerati in piccoli centri di detenzione. Analizzano dunque la salute mentale.
“Determinare come queste condizioni interagiscono per esacerbare la propensione alla violenza può aiutare a informare lo sviluppo di adeguati programmi di prevenzione e intervento nei centri di detenzione locali. Tutto ciò, può essere fatto mentre i detenuti si preparano a rientrare nella comunità“, ha detto Barrett.
Il campione di studio di detenuti maschi ha dimostrato che meno della metà ha mostrato sintomi compatibili con PTSD. Inoltre, circa un quarto ha riferito di aver avuto attacchi di panico negli ultimi 12 mesi. Più di un terzo del campione ha soddisfatto i criteri per un AUD moderato o grave. I ricercatori hanno osservato frequentemente i vari disturbi anche in combinazione tra loro. “Un altro risultato importante riguarda la percentuale relativamente ampia di detenuti che hanno subito attacchi di panico e il collegamento tra questa condizione e i reati violenti“, ha detto Kopak.
Come la salute mentale incide sulle propabilità di commettere un reato violento
I ricercatori hanno cercato una spiegazione a questo fenomeno. In particolare i detenuti maschi che subiscono attacchi di panico possano essere coinvolti in comportamenti violenti aggressivi come risposta a eventi stressanti della vita.
“L’implementazione di procedure di screening e valutazione empiricamente basate potrebbe essere realizzata con un investimento minimo e potrebbe anche generare informazioni utilizzabili“, ha affermato Barrett. “Le indicazioni positive potrebbero essere inviate per una valutazione completa. Tali risultati potrebbero essere utilizzati per informare gli interventi appropriati a livello di comunità dopo il rilascio“.
Lo studio fornisce informazioni preziose per la ricerca futura sulle combinazioni di queste condizioni. “Ad esempio, il personale della prigione potrebbe essere interessato a sviluppare un processo di screening rapido. In pratica i detenuti potrebbero essere segnati come portatori di PTSD, PD e AUD“, dice Kopak.
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