Un team di ricercatori di Atara Biotherapeutics ha condotto un piccolo studio clinico di fase I di una terapia chiamata ATA188 che prende di mira le infezioni di Epstein-Barr (EBV) come promettente trattamento per la sclerosi multipla (MS). I rappresentanti di Atara Biotherapeutics hanno presentato i loro risultati a un evento dell’EBV e della Giornata della SM. In un comunicato stampa, risalente alla fine dell’anno scorso sono stati descritti i risultati della loro sperimentazione clinica.
La SM è una malattia del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario attacca la guaina che copre e protegge le cellule nervose. E l’EBV è un virus noto anche come herpesvirus umano 4; è una delle infezioni virali più comuni nell’uomo. Alcuni scienziati hanno stimato che circa il 95% delle persone vive oggi sono state contagiate dal virus in un determinato momento. Oltre ad essere la causa principale della mononucleosi, si crede che abbia un ruolo in diverse malattie autoimmuni come la sindrome da fatica cronica, l’encefalomielite e forse la sclerosi multipla. Ricerche precedenti hanno dimostrato che il virus entra in uno stato dormiente dopo l’attacco del sistema immunitario, solo per riemergere più tardi, causando problemi difficili da isolare.
La terapia ATA188 potrebbe essere un promettente trattamento per la sclerosi multipla
Il lavoro precedente ha dimostrato che il sistema immunitario potrebbe confondersi quando attacca l’EBV attaccato alle cellule nervose, verso il basso nella rottura della guaina mielinica. In questo caso, questi ricercatori hanno ipotizzato che eliminare il virus dovrebbe fermare gli sforzi del sistema immunitario. A tal fine, hanno sviluppato ATA188, una terapia che utilizza i globuli bianchi del donatore per cacciare e uccidere le cellule che ospitano il virus prendendo di mira gli antigeni sulle loro superfici.
La sperimentazione ha coinvolto 24 volontari, ognuno dei quali aveva la forma progressiva della SM. Venti di loro hanno visto miglioramenti o stabilità dei sintomi. I ricercatori hanno anche scoperto che nessuno dei pazienti ha sperimentato effetti collaterali negativi. Le scansioni cerebrali dei partecipanti hanno indicato segni di inversione del danno, dove la rimielinizzazione stava avvenendo.
I ricercatori riconoscono che i loro risultati sono estremamente preliminari – il gruppo di volontari era piccolo e non c’era un gruppo di controllo. Ma sostengono che i loro risultati sono comunque significativi e prevedono di condurre una sperimentazione di fase II nel prossimo futuro.
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