Meloni ha presentato il simbolo di Fratelli d’Italia con il quale correrà alle prossime elezioni insieme al resto del centrodestra. Nonostante le richieste di Liliana Segre di toglierlo, nel simbolo c’è la fiamma, storica eredità del Movimento Sociale Italiano. Non manca anche una frecciatina al centrosinistra e al programma di governo degli avversari. E da ultimo difende la riforma del presidenzialismo.
Meloni presenta il programma
Il documento con cui Giorgia Meloni presenta il programma del centrodestra si chiama “Per l’Italia”. Ci sono molti punti centrali, dalla difesa dell’Alleanza Atlantica, passando per la riforma fiscale della flat tax. Non manca poi il superamento della Legge Fornero con Quota 41, l’elezione diretta del Presidente della Repubblica, la riforma della giustizia e della Pubblica Amministrazione, e la parte dedicata ai giovani, allo sport e al sociale.
Poi la leader di FdI punzecchia il centrosinistra: “Il programma della sinistra lo conosciamo bene: ‘Giorgia Meloni è brutta e cattiva, turati il naso e vota PD””; scrive la politica romana sui suoi account social. “La coalizione di centrodestra ha invece voluto definire un Accordo quadro di programma per il governo della Nazione”.
La fiamma e il presidenzialismo
Presentato anche il simbolo di Fratelli d’Italia, con l’immancabile fiamma. “Con rispetto e stima per la senatrice Segre, la fiamma nel simbolo di FdI nulla ha a che fare col fascismo, ma è il riconoscimento del percorso fatto da una destra democratica nella nostra storia repubblicana”, ha detto Meloni in un’intervista al Corriere della Sera.
E poi commenta la bufera successiva alla frase di Berlusconi. “Una gran polemica sul nulla, non c’è nessuna dichiarazione di ostilità nei confronti di Mattarella”, ha detto la politica romana. E torna a difendere la riforma del presidenzialismo: “Il dubbio su cosa possa accadere dopo l’approvazione di una riforma ci può stare, ma pensiamo che la cosa più naturale e logica sia che una riforma di questa portata, che cambia l’assetto dei poteri, entri in vigore non a governo in carica, ma nella legislatura successiva..”
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