A luglio, rispetto al trimestre precedente, la disoccupazione è scesa fino al 10, 9%, mentre l’occupazione è salita dello 0,3%. Non sono certo dati così strabilianti da farci sperare in una grande ripresa, ma comunque sono abbastanza positivi. Tanto più che, in 8 casi su 10, l’aumento dell’occupazione è dovuto soprattutto ai contratti a tempo determinato, in particolare per le donne; nel contempo è salito quello volontario (con il 60% delle richieste). In poche parole, questi sono i fatti: per quanto ancora debole, la ripresa economica ha fatto crescere la domanda di lavoro. Le richieste sono state soddisfatte dalle donne, in larga misura, con dei contratti a tempo parziale.
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Circa 3,2 milioni di italiani perderanno il lavoro, sostituiti dai robot
Posti fragilissimi che, alla prima frenata del ciclo, verranno letteralmente spazzati via. Nonostante la precarietà dei posti di lavoro, sui giornali è stata data grande enfasi a queste piccole variazioni, lasciando quasi credere che l’Italia si stia avviando alla grande verso la ripresa economica. Assai meno importanza si è data ad una ricerca, presentata a Cernobbio in un maxi-convegno organizzato da Ambrosetti: “L’impatto sul lavoro dei robot”. Politici, banchieri, manager, tutti riuniti a degustare tartine e altri stuzzichini, piuttosto che divulgare verità scomode. E i giornali, ovviamente, si adeguano.
Circa 3,2 milioni di lavoratori italiani, secondo la ricerca, nei prossimi 15 anni potrebbero perdere il lavoro a causa dei robot. Durante il convegno sono state esaminate 129 professioni (dall’elenco Istat) e, purtroppo, il pronostico dei ricercatori è decisamente allarmante: il 25% degli occupati in caccia, pesca e agricoltura rischia il posto; il 20% nel commercio; il 19% nel manifatturiero. Ma non è tutto. Logistica e trasporti, assicurazioni e banche subiranno tagli del 17%.
Previsioni catastrofiche per i pessimisti
In totale, 3,2 milioni di lavoratori perderanno il posto di lavoro, sostituiti dai robot. Questa cifra in realtà non è altro che un punto intermedio tra le previsioni più rosee, che parlano di 1,6 posti in meno, e quelle più catastrofiche che arrivano oltre i 4,3 milioni. Cosa ne sarà delle famiglie e dei consumi? Per gli ottimisti, si troverà il modo di ridistribuire il reddito in modo diverso; i pessimisti, invece, vedono un futuro economico e sociale completamente instabile. Non resta che aspettare, per vedere chi avrà ragione.