Mattarella ha firmato il decreto sui Rave Party. Dalle opposizioni c’è stato l’appello affinché non firmi il decreto perché ritenuto liberticida. Secondo l’analisi del quirinalista Marzio Breda il Capo dello Stato non può non firmare a meno che non ci sia una “palese” violazione del dettato costituzionale. Il giudice delle leggi rimane infatti, in seconda istanza, la Corte Costituzionale.
Il decreto Rave Party
Il cosiddetto Decreto Rave Party, che introduce “norme in materia di occupazioni abusive e organizzazione di raduni illegali”, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale dopo la promulgazione del Capo dello Stato. Le opposizioni hanno fatto un ancorato appello a Mattarella affinché bloccasse questa legge
Nonostante gli appelli però il Presidente ha firmato, senza avvertire “palesi” violazioni costituzionali. Il potere limitato del Capo dello Stato esiste. Può non firmare un decreto o una legge, ma non può opporsi una seconda volta, in quanto sarebbe “obbligato” alla firma.
L’intervento della Corte Costituzionale
Comunque già nella maggioranza c’è chi chiede di modificare il decreto in fase di conversione in Parlamento (Forza Italia). Il timore è che questa norma possa essere usata anche in altri contesti e quindi per reprimere altri tipi di manifestazioni. In questo caso di uso “distorto” esiste comunque la possibilità di un ricorso ai giudici e alla Corte Costituzionale.
La Consulta infatti è il giudice delle leggi ed ha il potere di dare giudizio di costituzionalità su una legge, in tutto o in parte. Ma al momento le forze politiche preferiscono concentrarsi sulla conversione della legge. Con tanti problemi ancora da risolvere visto che FdI non sembra gradire le richieste di cambiamento provenienti dagli alleati.