La pandemia vista dai bambini: come l’hanno vissuta? Pubblicati i risultati della ricerca #IORESTOACASAE… condotta dall’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione
Nell’ambito del progetto La città dei bambini, che domani compie 30 anni, si è posta ini essere una ricerca che mira a capire la pandemia vista dai bambini.
Un progetto inoltre ideato da Francesco Tonucci pedagogista Cnr-Istc nel 1991, attivo in circa 200 città di 15 paesi nel mondo.
I numeri dunque dicono il 37,4% dei bambini si è annoiato: i maschi hanno provato più emozioni positive (serenità, fiducia, felicità) rispetto alle femmine (56,8% contro 40,5%).
Al 90,8% invece mancavano gli amici e al 57,3% il resto della famiglia. Alle femmine è pesato di più non uscire di casa rispetto ai maschi (54,8% contro 41,1%).
Emerge altresì che bambini e ragazzi hanno trascorso la maggior parte del tempo in quarantena facendo i compiti (95%) e giocando (82,8%).
Le femmine hanno anche realizzato più videochiamate agli amici/alle amiche rispetto ai maschi (73% contro 58%); hanno trascorso più tempo sui social (38,1% contro 17,9%) dimostrando cioè un maggiore contatto con l’esterno.
Stare a casa, ha significato anche trascorrere più tempo con genitori, fratelli e sorelle
Chi ha fratelli o sorelle in casa, ha giocato principalmente con loro (66,9%), in minor misura da solo (15,4%) e ancor meno con i genitori (3%); chi è figlio unico, ha giocato prevalentemente da solo (52,2%) e con i propri genitori (23,9%). I videogiochi sono stati il passatempo preferito.
La pandemia ha permesso però anche di imparare nuove attività per il 70,6%, tra quelle di maggior successo è stato cucinare (55,7%). Alla domanda relativa al gradimento delle lezioni a distanza 55,9% ha risposto con un no.
Francesco Tonucci, autore del libro Può un virus cambiare la scuola? di illustrazioni e vignette dedicati al tema dell’infanzia, aggiunge:
Se fossero stati ascoltati non si sarebbero fatti errori così clamorosi, come una scuola fatta solo di lezioni e compiti; invece di aiutare gli studenti a interpretare ed elaborare il drammatico periodo, ha prodotto un rifiuto generalizzato e una sostanziale inefficacia.
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