L’incubo di Bertoncelli, una volontaria bloccata in Ghana per quasi un mese
L’incubo vissuto da Francesca Bertoncelli, la volontaria rimasta bloccata in Africa in piena emergenza sanitaria. Ma dopo un mese di tribolazioni, un viaggio che sembra essere uscito da un romanzo d’avventure mette fine al suo calvario.
Per la veneta Francesca Bertoncelli insegnare ai bambini africani rappresentava il coronamento di un sogno coltivato da tempo. E invece, si è trasformato in un’odissea che pareva senza via d’uscita.
25 anni e una laurea in Mediazione linguistica, Francesca si trovava in Ghana quando in Italia è scoppiata la pandemia da Covid-19. E’ lì per insegnare francese in una scuola primaria, orgogliosa di potere offrire il suo aiuto ai bambini del posto. In Africa vive assieme alla famiglia del fondatore della Ong che la segue, ad una dottoressa spagnola e ad un docente inglese.
La vita di Francesca scorre tranquilla fino a quando il 15 marzo, causa pandemia, il Ghana chiude tutte le scuole e sospende le attività didattiche. Da qui inizia l’incubo di Francesca e di molti altri volontari occidentali, che iniziano ad essere malvisti dalla popolazione locale poiché considerati possibili portatori del virus. In un’intervista al settimanale Oggi, Francesca ripercorre quei momenti:
“Ho iniziato ad avvertire un atteggiamento ostile da parte di molti locali. Non ci salutavano più con il sorriso, ci chiamavano “coronavirus” e ci gridavano di tornare a casa. Con altri due volontari abbiamo deciso di non uscire più, ci portavano da mangiare quelli della Ong”.
Ma la situazione precipita quando Francesca decide di rientrare nel nostro Paese.
Francesca Bertoncelli, un viaggio rocambolesco per rientrare in Italia
Ci sono volute ben sei settimane prima che Francesca potesse tornare in patria. Tutto ha inizio il 26 marzo, quando prenota un volo per l’Italia poi cancellato dalla compagnia aerea. Sempre a Oggi Francesca racconta:
“Tornare sembrava impossibile. Nessun volo per il successivo mese e mezzo. Il villaggio si trovava a 800 km dall’aeroporto e i mezzi per arrivarci erano bloccati a causa del lockdown“.
Sale quindi l’ansia di Francesca e dei suoi familiari, che contattano ripetutamente la Farnesina senza tuttavia ottenere alcun riscontro. La situazione sembra sbloccarsi solo quando la madre di Francesca riesce a mettersi in contatto con due senatori. Il 19 aprile, infatti, Francesca riceve una mail dall’ambasciata italiana ad Accra che la informa di un volo in partenza dalla capitale ghanese per Bruxelles.
Ma raggiungere Accra si rivela sin da subito un’impresa tutt’altro che semplice. Dopo una notte tormentata, Francesca ed altri due volontari decidono di affidarsi ad un taxi per farsi accompagnare nella capitale. Un viaggio lungo 14 ore, che però le consentirà di salire sul volo per Bruxelles.
Giunta in Belgio, attenderà altri tre giorni prima di trovare un volo per Roma. Dopo altre peripezie, riuscirà ad atterrare nella nostra capitale e da lì a prendere un volo per Milano.
Arrivata (finalmente) a casa, si è però dovuta confrontare con le misure da lockdown. I sospirati abbracci con la famiglia sono infatti avvenuti rigorosamente con la mascherina..