ROMA – Il ministro Lorenzo Fioramonti si è dimesso. Lo ha fatto inviando una lettera al premier Giuseppe Conte la sera del 23 dicembre. Un “regalo” di Natale decisamente poco piacevole per il Presidente del Consiglio.
Fioramonti, che era stato nominato nell’ambito del Conte bis, ha poi voluto spiegare su Facebook le ragioni del suo abbandono dell’incarico di Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Il ministro Lorenzo Fioramonti si è dimesso
“Prima di prendere questa decisione – scrive Fioramonti in un lungo post – ho atteso il voto definitivo sulla Legge di Bilancio, in modo da non porre tale carico sulle spalle del Parlamento in un momento così delicato. Le ragioni sono da tempo e a tutti ben note: ho accettato il mio incarico con l’unico fine di invertire in modo radicale la tendenza che da decenni mette la scuola, la formazione superiore e la ricerca italiana in condizioni di forte sofferenza”.
Ma tutto questo, secondo Fioramonti, non è bastato:
“Sarebbe servito più coraggio da parte del Governo per garantire quella “linea di galleggiamento” finanziaria di cui ho sempre parlato, soprattutto in un ambito così cruciale come l’università e la ricerca. Si tratta del vero motore del Paese, che costruisce il futuro di tutti noi. Pare che le risorse non si trovino mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”.
I risultati raggiunti da Fioramonti
L’ormai ex ministro rivendica comunque “di aver raggiunto risultati importanti“, elencandoli uno per uno:
“Lo stop ai tagli. La rivalutazione degli stipendi degli insegnanti (insufficiente ma importante). La copertura delle borse di studio per tutti gli idonei. Un approccio efficiente e partecipato per l’edilizia scolastica. Il sostegno ad alcuni enti di ricerca che rischiavano di chiudere. E, infine, l’introduzione dell’educazione allo sviluppo sostenibile in tutte le scuole (la prima nazione al mondo a farlo)”.
Fioramonti sente poi di fare alcune precisazioni:
“Le dimissioni sono una scelta individuale, eppure vorrei che – sgomberato il campo dalla mia persona – non si perdesse l’occasione per riflettere sull’importanza della funzione che riconsegno nelle mani del Governo. Un Governo che può fare ancora molto e bene per il Paese se riuscirà a trovare il coraggio di cui abbiamo bisogno. Il tema non è mai stato “accontentare” le mie richieste, ma decidere che Paese vogliamo diventare. Perché e’ nella scuola che si crea quello che saremo”.