ROMA – Fioramonti lascia il Movimento 5 Stelle? E’ la domanda che sta risuonando negli ambienti pentastellati da quando l’ormai ex ministro dell’istruzione ha ufficializzato le sue dimissioni, in aperta polemica con il governo dopo il mancato arrivo di fondi per la scuola che, a suo dire, sarebbero necessari.
Adesso, secondo quanto riferiscono diverse fonti di maggioranza, Fioramonti potrebbe uscire dal M5S per fondare un gruppo parlamentare autonomo ma ‘filogovernativo’, come embrione di un nuovo soggetto politico. Non va infatti dimenticato che, per reperire i fondi di cui sopra, Fioramonti sarebbe stato favorevole all’aumento dell’Iva, misura invece bloccata – come tutti sanno – dall’attuale esecutivo. Stesso discorso per le tasse di scopo.
“Il mio impegno per la scuola e per le giovani generazioni non si ferma qui – ha detto ieri Fioramonti su FB – ma continuerà, ancora più forte, come parlamentare della Repubblica Italiana”.
Resta tuttavia da capire in quale partito.
Fioramonti lascia il Movimento 5 Stelle?
Intanto chi prenderà il posto di Fioramonti? In un primo momento si era fatto il nome di Nicola Morra, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ma nelle ultime ore sta prendendo quota l’ipotesi che vedrebbe come nuova ministra la sottosegretaria all’Istruzione del Movimento 5 Stelle Lucia Azzolina.
Lo strappo di Fioramonti, ovviamente, non è stato preso bene in casa grillina. Il ministro per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha scritto su Facebook:
“Trovo stucchevole che chi professi coraggio agli elettori poi scappi dalle responsabilità politiche. Se hai coraggio, non scappi. Se condividi davvero una battaglia, non scappi. Ma mangi sale quando devi e porti avanti un progetto (ammesso che lo si abbia mai realmente condiviso). La coerenza è per lo più un pregio, ma a volte rischia di sconfinare nella sterile testimonianza che, peraltro, si addice poco a chi occupa posizioni di responsabilità”.
Questo invece il parere di Gabriele Toccafondi e Daniela Sbrollini, capigruppo di Italia Viva in Commissione Cultura a Camera e Senato:
“Se veramente ci si vuole battere per avere più risorse per la scuola bisogna stare in Parlamento. Non all’estero, non a presentare un libro o a fare conferenze stampa”.