Echi di un’armonia universale. Un mio vecchio insegnante, una volta pronunciò questa frase:
“I suoni della musica, sono echi di un’armonia universale”.
Non ho mai dimenticato queste sue parole, probabilmente perché la musica, da sempre ha un grande potere comunicativo.
Non a caso, la scienza è la prima a sostenere che i numeri e la musica sono un linguaggio universale; riferendo spesso che i numeri sono l’unico linguaggio che ci accomunerebbe gli alieni, qualora esistessero.
Ma che relazione c’è tra l’uomo e la musica? E soprattutto in che modo la melodia può influenzare lo stato emotivo di una persona?
L’analisi, di uno di questi aspetti è stata portata in rilievo dall’università britannica di Durham, in collaborazione con l’università di Jyväskylä, Finlandia.
Echi di un’armonia universale, l’uomo e la logica
La musica, in sostanza, sin dalle antiche origini è legata all’uomo in maniera indissolubile. I fattori che li accomunano sono anche in simbiosi con il forte fenomeno culturale.
Spesso però, la logica umana porta l’uomo a cadere in errore. Una delle teorie sulla quale la ragione umana sbaglia è che, ascoltare una canzone allegra e piacevole, quando si è in uno stato d’animo di afflizione (o semplicemente quando siamo giù di morale) sia la soluzione più giusta.
Eppure, secondo la scienza attuale è proprio l’opposto. Nei momenti di grande sconforto, nei momenti “NO”. Nei momenti in cui sembra che tutto ci stia crollando addosso, si tende a scegliere una musica ancor più triste e deprimente.
Tutto questo, per quanto possa sembrare banale o sciocco ha un suo perché.
In base ad uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università britannica di Durham, è esattamente il contrario.
Analizzando gli effetti dell’ascolto della musica malinconica, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che la sensazione provata nell’ascoltare una musica triste è per la mente molto più piacevole.
Gli effetti di una musica triste, verificati su un gruppo di volontari, fa emergere dati stupefacenti. Infatti, il forte senso di commozione che si prova, nel fascino di questo genere di musica, fa scaturire quelle che sono considerate emozioni liberatorie; come se lo struggersi e l’esaurirsi della stessa melodia ne compensi uno stato di grazia e di rilassamento.
Quindi, lo stato d’animo che viene fuori dall’ascolto di una melodia malinconica, induce al classico “il pianto liberatorio” che porta ad una sorta di “ricompensa biochimica”.
Per qualcuno si tratta di un semplice effetto Placebo, ma la scienza dimotra la grande positività che scaturisce dopo la fase d’ascolto o di “sfogo”.
La musica, che da sempre accompagna le civiltà, procede sempre a pari passo della cultura e dell’intero sistema musicale
Tra i propri gusti e gli stili di ogni epoca, resta sempre la musa ispiratrice e consolatoria che trasforma le note in Echi di un’armonia universale.
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