Una storica sentenza cambia i parametri sull’assegno del divorzio. La Cassazione, infatti, ha depositato oggi le motivazioni sulla sentenza relativa il divorzio tra Vittorio Grilli, ex ministro all’economia del governo Monti e l’ex moglie, una imprenditrice americana.
In pratica, per corrispondere l’assegno di mantenimento non varrà più la regola del “tenore di vita matrimoniale”, ma sarà fatta una valutazione sui “parametri di spettanza”. Crolla, dunque, uno dei pilastri in vigore fin dal 1970.
Divorzio: cambia tutto
Cambia tutto sul divorzio. La Cassazione, con una sentenza storica ha modifiato i parametri di spettanza dell’assegno di mantenimento. Non sarà, infatti, più collegato al “tenore di vita matrimoniale”, ma ad un “parametro di spettanza”.
Questo perchè, come scrive la Corte, il matrimonio non è più la “sistemazione definitiva“. Sposarsi, scrive la Corte, è un “atto di libertà e autoresponsabilità“.
Queste motivazioni nascono dalla vicenda di separazione tra Vittorio Grilli, ex ministro all’economia del governo Monti e l’ex moglie, una imprenditrice americana.
La donna, chiedeva l’assegno di divorzio già negatole con verdetto emesso dalla Corte di Appello di Milano nel 2014.
Secondo la Corte, la decisione milanese deve essere corretta. Questo perchè va superato “la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come sistemazione definitiva”.
Questo significa che, con l’estinzione del matrimonio, spariva anche il rapporto sul piano economico-patrimoniale.
Rivoluzione totale
Questa sentenza cambia i termini di spettanza dell‘assegno di mantenimento. Da oggi, pla conditio sine qua non per richiederlo sarà quella di dimostrare di non essere in grado di procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento.
Il riferimento al “tenore di vita matrimoniale” viene, dunque a cadere.
Questo principio era alla base della legge numero 898 del 1970.
I tempi cambiano e, quini, anche il divorzio.
Una sentenza che farà piacere soprattutto alle associazione dei mariti/padri divorziati che da anni si battono per una più equa decisione sugli alimenti da corrispondere all’ex coniuge.