La dieta mediterranea, per anni celebrata come quella perfetta per mantenersi in ottima salute, ora si scopre che è un lusso. Infatti può seguirla solo chi può permettersi alimenti di qualità. In poche parole, fa bene solo alle persone con un buon tenore di vita e un livello di istruzione più alto. La differenza, in questo tipo di alimentazione un po’ ‘classista’, dipende dalla qualità dei cibi. Di recente è stata condotta una ricerca, sulla dieta elogiata in tutto il mondo, dall’Irccs’ (Istituto neurologico mediterraneo Neuromed) dal 2005 al 2010. Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Epidemiology, ha preso in esame 18mila molisani.
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La dieta mediterranea
La dieta mediterranea raccomanda il consumo di pesce e carni bianche, pane e pasta integrali, vegetali, frutta, noci e olio extravergine d’oliva. Nel contempo consiglia di limitare il più possibile le carni rosse. Un regime alimentare che riduce parecchio il rischio di sviluppare malattie cardiocircolatorie, ma non solo. Lo studio è stato condotto da Marialaura Bonaccio, che ha analizzato le diete dei pazienti basandosi su parametri che vanno dai diversi metodi di cottura – fritto, arrosto, al vapore ecc – al consumo di vegetali biologici. La ricercatrice ha inoltre classificato le persone prese in esame sulla base di dati più personali, come ad esempio il tipo di lavoro svolto, titolo di studio e stato di famiglia. In cinque anni, nei casi più gravi, ben 5.250 partecipanti hanno avuto episodi di infarto e problemi cardiovascolari.
Qualità degli alimenti e freschezza sono fondamentali
Analizzando i dati, emerge una realtà inaspettata. La dieta mediterranea riduce i problemi cardiaci, ma solo nei pazienti più istruiti e benestanti. “Nonostante tutti seguissero lo stesso tipo di alimentazione, i benefici erano limitati solo ai partecipanti più abbienti”, ha spiegato la Bonaccio. Da cosa dipende? Analizzando in modo più approfondito i dati, si è potuto verificare che le persone con maggiori disponibilità economiche, ovviamente, mangiano pesce fresco più spesso e comprano cibi di alta qualità. “Prendiamo ad esempio due persone che seguono una dieta identica, anche nelle quantità. Il risultato sarà certamente diverso, perché un olio d’oliva da dieci euro al litro, certamente non ha le stesse proprietà nutrizionali di uno che costa solo tre “. A ciò si aggiungono la conoscenza dei benefici e dei rischi per la salute, oltre alla sensibilità verso i cibi sani, una caratteristica propria di chi è più istruito.
A lungo andare ci saranno conseguenze sulla salute
Basta guardarsi intorno, per rendersi conto della realtà. In Italia i poveri sono in vertiginoso aumento, quelli che faticano ad arrivare a fine mese ancora di più, a causa della crisi. I carrelli, al supermercato, sono sempre più vuoti e gli alimenti vengono scelti tra quelli più a buon mercato: si scarta il pesce, si ripiega su pollame e scatolette, frutta e verdura scadenti, olio extravergine d’oliva di dubbia qualità, tante uova (tra i cibi meno costosi). Tutto questo a lungo andare avrà delle conseguenze sulla salute dei meno abbienti, costretti ad alimentarsi con cibi “mediterranei” si, ma di qualità molto inferiore.
La dottoressa Maria Koree (ricercatrice ad Harvard, università che ha lodato lo studio italiano) ha commentato: “La tendenza, nel tempo, inciderà pesantemente sulla diffusione di obesità e diabete”. La dottoressa Barbara Berkley aggiunge: “Una dieta sana non è solo una semplice lista della spesa. Qualità e freschezza fanno una grossa differenza tra due tipi di alimentazione, solo in apparenza identici”.