Crif imprese 2020 45% con significativi problemi di liquidità aggravati dal lockdown per il contenimento del coronavirus Covid-19
Crif Spa è un’azienda specializzata in sistemi di informazioni creditizie relative alle imprese, che durante il 2020 avranno problemi di liquidità nel 45% dei casi.
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Sottolinea Crif che ad aggravare la situazione c’è anche la crisi conseguente al lockdown; inoltre si assiste ad un indebolimento dello scenario economico internazionale. La situazione comporta un pesante effetto negativo che si ripercuote sull’accesso al credito di una parte delle imprese.
Le elaborazioni sono state effettuate sul Sistema di Informazioni Creditizie di Crif; dunque emerge una flessione del -14,7% del numero di richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane nei primi 3 mesi dell’anno 2020. L’andamento negativo è accentuato dalla situazione di incertezza derivante dalla pandemia di Covid-19 e, quindi, dal lockdown che ha condizionato l’attività di tanti settori.
Dati Crif imprese 1 trimestre 2020
L’analisi evidenzia che la contrazione, nel I trimestre 2020, riguarda:
- le società di capitali che hanno fatto segnare un -11,2%;
- nonché le imprese individuali che hanno registrato un -19,9%.
Il calo segue l’andamento già notato nel 2019, che ha chiuso con una flessione complessiva della domanda di credito pari al -3,4% rispetto al 2018.
Tra le Regioni maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria:
- la Lombardia con una contrazione del -18,9%;
- poi il Piemonte -18,5%;
- ed anche il Veneto -16,4%;
- nonché l’Emilia Romagna -14,2%.
Di particolare importanza anche l’altro elemento fornito da Crif, l’aumento dell’importo medio richiesto; infatti nel corso del I trimestre 2020 arriva a 68.974 euro, aggregato imprese individuali ed anche società, dal dato 2019 fermo a 63.119. Relativamente alle imprese individuali, le richieste di credito hanno registrato un importo medio pari a 28.811 euro; mentre lo stesso dato relativo alle società di capitali è pari a 93.371 euro.
Nel complesso, il 58,6% del totale delle richieste di finanziamento nei primi 3 mesi del 2020 ha avuto un importo inferiore ai 20.000 euro: per le imprese individuali, l’incidenza di questo scaglione arriva a spiegare addirittura il 66,8% del totale, cosa che lascia presupporre un’ampia estensione del provvedimento a coprire l’esigenza delle imprese che, va ricordato, nel nostro Paese sono prevalentemente di piccola e piccolissima dimensione.
Le ultime rilevazioni prodotte da Crif sulla rischiosità del credito alle imprese mostravano un tasso di default attestato al 3,7%. Comunque Crif evidenzia come il merito creditizio delle aziende italiane parta da un livello sostanzialmente buono, anche dopo il lockdown.
Credito rateale consumatori italiani
In ambito nazionale si rileva che nel nel centro-nord c’è un diffuso ricorso al credito mentre nel sud il dato scende sensibilmente; infatti in Regioni come Lombardia, Piemonte, Toscana ed anche Lazio la popolazione che ha richiesto almeno un prestito supera abbondantemente il 40%; mentre in Molise, Campania, Basilicata e Calabria la percentuale scende verso il 30-35%. Invece tra le isole c’è un distacco di circa il’6%, con la Sardegna che svetta al 44% e la Sicilia che si ferma al 38%.
Inoltre, per quanto riguarda la tipologia di credito richiesto, Crif riporta che:
- circa il 46% è rappresentato dai prestiti finalizzati;
- mentre circa il 33% ha scelto il prestito personale;
- infine solo il 21% ha avuto necessità di mutui.
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