Clone, Ferrari perde la causa. Il modello incriminato, quindi, non dovrà essere demolito.
A vincere questa vertenza è stata l’Agenzia delle Dogane. Il falso in questione è troppo perfetto. È un peccato provvedere alla sua demolizione. Sarà, invece, esposto in un museo per i doganieri.
Una vera e propria guerra lanciata dalla Ferrari alle repliche non autorizzate. Una questione che va avanti da troppo tempo e fatica ad essere archiviata una volta per tutte.
Come tutti i miti che si rispettino, anche la rossa più famosa al mondo ha le sue imitazioni. Le ragioni sono nella bellezza estetica, nel marchio diffuso, nello stile che rappresenta l’Italia nel mondo.
Maranello riesce quasi sempre ad uscire vittoriosa dalla cause che intenta contro chi realizza dei cloni. Il motivo va ricercato nelle caratteristiche tecniche e stilistiche dei bolidi del Cavallino. Sono esempi di rara produzione ingegneristica.
Clone Ferrari perde causa, il clone farà da monito per chi oserà farne altri
Questa volta non è andata come ci si aspettava. Il clone non può essere demolito. Una ragione di fondo che, comunque, lascia alquanto basiti.
Il clone è troppo bello, rappresenta elementi estetici interessanti e potrà servire da “scuola” per chi oserà riprodurne le caratteristiche.
Oltre a perdere in pista con annessa crisi di progetto, la Ferrari ha subito un’altra sconfitta nei tribunali.
Nel porto di Genova trovata una Dino 196/246S del 1958 falsa
Le origini della vicenda risalgono ormai a più di dodici anni fa. Per la precisione eravamo nel 2008. Nel porto di Genova i doganieri si sono imbattuti in una spedizione molto particolare: una Dino 196/246S del 1958, una vettura da competizione costruita dalla stessa casa di Maranello.
Questo esemplare non era un’autentica Ferrari, ma una copia quasi perfetta dello stesso. L’Agenzia delle dogane ha disposto la possibile donazione del mezzo per attività di polizia o di ammnistrazione della giustizia.
I doganieri avevano l’intenzione di esporla come caso di scuola per aspiranti ispettori durante corsi di specializzazione.
Questa idea alla Ferrari, comunque, non è andata giù. Non importa se venga utilizzata per combattere le eventuali future clonazioni. C’è una questione di immagine, un brand da rendere pulito e non macchiato da copie false come quella Dino.
I ricorsi compiuti dalla Ferrari, però, non hanno avuto buon fine. La Corte di Cassazione genovese, l’11 dicembre scorso, ha dato ragione all’Agenzia delle Dogane. Questo falso, quindi, dovrà essere conservato. Avrà la funzione di guida per la lotta contro i falsi nell’automobilismo.
Foto: Pixabay scattata dall’utente Toby Parson