Clonare un clone. Quando nel 1996 Michael Keaton girò “Mi sdoppio in 4” quell’idea sembrava essere adatta giusto ad una commedia un po’ demenziale. Del resto, i risultati erano stati tutt’altro che esaltanti per il povero Doug Kinney (il protagonista del film). Tutti i cloni, a loro modo, si erano rivelati imperfetti. Ventuno anni dopo, però, sembra esserci una svolta a riguardo. E’stato infatti clonato il primo “clone del clone”.
Il caso di Snuppy il clone
Recentemente è salito alla ribalta il caso di Snuppy. Clonato da un cane afgano di nome Tai nel 2005, Snuppy ha vissuto fino a 10 anni. Quel che è interessante notare è come da lui siano stati clonati altri quattro cani. Tre di loro sono, attualmente, in buona salute. Il quarto è morto, ma, assicurano, per cause non riconducibili al fatto di essere un clone.I tre cuccioli saranno ora monitorati per vedere come crescono. Si studierà la loro genetica, il sistema immunitario e i loro comportamenti. Inoltre, ogni cucciolo verrà affidato ad una famiglia diversa per vedere come l’ambiente influisce sul benessere fisico. Il caso della clonazione di Snuppy segna una svolta epocale in questo campo.
Svolta scientifica?
Clonare un cane è meno facile di quanto si pensi. Il primo ostacolo è il periodo di calore della femmina. I cani, infatti, vanno nel periodo riproduttivo solo uno o due volte l’anno e questo per i genetisti è difficile calcolare bene il periodo in cui agire. Inoltre, a differenza di altri mammiferi, non produce subito un ovulo vitale. Invece, le sue uova hanno bisogno di un giorno o due per maturare, aggiungendo ancora un altro elemento di incertezza.
La clonazione dei “figli” di Snuppy, da questo punto di vista è un autentico successo. Si aprono, dunque, strade nuove dal punto di vista della scienza genetica che potrebbero portare a situazioni inimmaginabili qualche anno fa.