Oggi i 27 Stati membri dell’Unione Europea si sono ritrovati a Bruxelles, dove hanno esaminato e votato le linee guida per l’addio del Regno Unito alla Ue. In pochi minuti, i presidenti hanno dato il loro ok alle linee per il negoziato.
Il primo commento è stato del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che su Twitter ha scritto «Le linee guida sono state approvate all’unanimità».
I negoziati a Bruxelles inizieranno solo dopo le elezioni inglesi
Oggi il Consiglio europeo ha preso atto delle linee guida che il Regno Unito ha proposto per uscire dall’Ue, ma i negoziati veri e proprio inizieranno solo dopo l’8 giugno, data in cui i sudditi di sua Maestà torneranno alle urne, metodo voluto dalla stessa Prima Ministra May per avere un governo forte e pro Brexit, dopo le prime incrinature affrontate negli scorsi mesi.
Il principale fattore su cui sia Theresa May che Bruxelles vorrebbero discutere è il prezzo che Londra dovrebbe pagare per il suo addio. Il presidente della Commissione europea Juncker aveva dato una stima di 60 miliardi di euro, ma pare che il conto sarà molto più alto. Altri punti importanti riguardano i diritti dei membri Ue in Gran Bretagna e i confini da definire.
Lo stesso Juncker ha precisato che «C’è la sensazione che qualcuno in Gran Bretagna si faccia delle illusioni, deve essere detto chiaramente che è tempo sprecato», riferendosi al fatto che a Londra sono molti coloro che pensano di poter dettare le regole sulla Brexit, non pensando che a Bruxelles sono 1 contro 27. Questo porterebbe dei problemi all’economia inglese, già incerta da giugno dello scorso anno: se Theresa May non accettasse il libero scambio, ad esempio, non sarà possibile introdurre l’economia britannica nel mercato europeo, creando forti disagi e prezzi molto più alti.
Senza intesa tra Londra e Buxelles, sarà il caos
È un’ipotesi lontana e a cui gli esperti cercano di non pensare, ma sempre un’ipotesi rimane. Londra e Bruxelles non potrebbero trovare un accordo. Soprattutto sui residenti non inglesi, per i quali il presidente dell’assemblea Tajani ha mostrato grande preoccupazione. «Senza un accordo sui cittadini residenti» non ci sarà l’ok dall’assemblea, ha spiegato.
Se Strasburgo, entro il marzo 2019, non darà il via libera, non ci sarà l’intesa e l’intero processo non sarà servito a nulla. In questo apocalittico caso, sarà il Wto a regolare il divorzio definitivo, con enormi problemi sia per il Regno Unito che per l’Unione europea intera. Si fa sempre poi sempre più concreto il ripensamento degli inglesi sulla Brexit, ma un passo indietro della May sarebbe un suicidio politico. Secondo il premier Gentiloni, una retromarcia dal governo britannico è escluso in questo momento, nonostante l’aumento dei No, dopo che anche la Scozia ha riproposto il referendum sulla sua indipendenza.
Immagine presa da Radioinblu.it.