Beppe Dettori & Raoul Moretti: un “Canto Rituale” per ricordare Maria Carta – la nostra intervista.
Un disco prezioso per la nostra cultura che anche noi vogliamo sottolineare con rispettosa distanza e una “contemplazione” quasi mistica. Tutto questo anche veicolato da un suono e una lirica celebrata con spirituale devozione e con attenzione a dettagli che non sono tanto estetici quanto proprio culturali. Torna in scena il duo in bilico tra la Sardegna e la Svizzera: sono Beppe Dettori & Raoul Moretti, chitarra e voce il primo, arpa elettronica il secondo. Finalisti al Premio Tenco di quest’anno proprio con questo lavoro dal titolo “(In)Canto Rituale” che ripercorre, riviste e codificate dai loro suoni e dal loro mood ormai sdoganato agli ascolti di tutti, le più belle canzoni di Maria Carta oltre che ad una poesia, “Ombre” che i nostri adattano su una musica inedita di loro composizione. Ed è proprio “Canto Rituale”, l’unico libro di poesia della Carta, ad ispirare il titolo di questo disco che in tutto e per tutto vuole entrare dentro il dizionario artistico e spirituale di un’artista italiana che ricordiamo ancora una volta, anche e soprattutto grazie a lavori come questo, fatti di memoria, di storia e di musica nuova.
Beppe Dettori & Raoul Moretti: un “Canto Rituale” per ricordare Maria Carta – la nostra intervista esclusiva
Un disco di grandi omaggi. Un’idea nata per caso o frutto di ragionamenti e obiettivi precisi?
(Raoul Moretti)
Nasce precisamente dallo stimolo del lavoro precedente “S’incantu e sas cordas” del 2019 che già conteneva delle rivisitazioni del repertorio appartenuto a Maria Carta, in concomitanza del venticinquesimo anno dalla sua scomparsa. il nostro tipo di approccio ha colpito molto e sono giunti stimoli da più parti a realizzare un concept omaggio alla cantante di Siligo, in primis dalla Fondazione Maria Carta, che è diventata partner del progetto.(Beppe Dettori)
Frutto di 8 anni di concerti e continue evoluzioni sonore, approfondimenti vocali e cordali e soprattutto è un progetto che segue il lavoro precedente “S’incantu ‘e sas cordas”. Un progetto, linguisticamente, più ampio, non solo in “Limba”, ma con suoni differenti che produce la lingua inglese, il francese, lo spagnolo, o il portoghese…Uso del linguaggio gibberish che vocalizzano le sperimentali tracce, S’incantu I e II. Perciò una conseguenza evolutiva che siamo riusciti a fermare in alcune tracce riversate su CD.
Come avete scelto le canzoni da includere nella tracklist?
(Raoul Moretti)
Sono le canzoni che forse risultano le più significative del repertorio sardo che la voce di Maria Carta ha reso immortali nella sua versione, più l’inedito Ombre.(Beppe Dettori)
Fra tutta la produzione di Maria Carta, abbiamo scelto alcune icone della musica tradizionale sarda, “No potho reposare”, “Deus ti salvet Maria”, “La Corsicana”, “Ballu” e “In su monte gonare”. Lo “Stabat Mater” invece ci presentava due testi con la stessa matrice di Mater Dolorosa che piange suo figlio in croce. Abbiamo scelto la versione di Monsignor Gian Mario Dettori, con testo ancora più drammatico, con l’intento di esorcizzare questo dolore col nostro tappeto sonoro. Poi ci sono “A bezzos de iddha mia”, che Maria Carta eseguiva a cappella e l’inedito “Ombre”.
E perché mettere in musica proprio “Ombre”?
(Raoul Moretti)
In fase di ricerca e progettazione dell’album ed immersione nel materiale della cantante ci siamo imbattuti nel suo libro di poesie Canto Rituale, da cui abbiamo tratto ispirazione per il titolo dell’album. Il libro si apre con questa poesia in italiano Ombre e ci è sembrato interessante musicarla , adatta ad integrarsi nel nostro mondo sonoro.(Beppe Dettori)
Qui ci siamo soffermati a meditare sul titolo dell’album e sulla determinazione dolce e decisa dell’Artista di Siligo. Ombre è la prima poesia del libro “Canto rituale” ed è stata la prima opera a comunicarci la forza e la poesia di Maria. Quindi il titolo (in) canto rituale omaggio a maria carta. Ombre ci mostra Maria, bambina di 8 anni, recarsi all’alba al fiume per fare il bucato. Buio, suoni e rumori nel bosco lungo la stradina di 4 km che portava al fiume, ai lastroni di pietra. Spettri e fantasmi nella fantasia di una bimba di 8 anni potevano impaurire chiunque. Lei, invece affrontava la paura cantando a Voce Delirante, forse per ingraziarsi le anime del crepuscolo e le fate le “panas”. Un istante dopo aver messo i piedi nell’acqua, loro, le ombre, svanivano!
Perché non pensare anche ad un video ufficiale, magari un bel documentario che torni a celebrare la vita di Maria Carta?
(Raoul Moretti)
In realtà lo avevamo pensato, un videoclip ambientato nei luoghi natii della cantante, e poi forse anche qualcosa di più. Il lockdown ha bloccato tutto. Abbiamo ripiegato su video con il materiale girato in sede di registrazione. Ora valuteremo, se ancora potrà essere una priorità e ci siano le condizioni per realizzarlo.(Beppe Dettori)
Si era ed è in progetto realizzare una sorta di DocuFilm. Il covid-19 ci ha stroncato entusiasmo ed energie che pian pianino stiamo rimettendo in linea. Probabilmente concretizzeremo l’idea.
Ascoltando questo disco, quanto secondo voi è tornato alla luce di Maria Carta? Liriche e melodie a parte, è un disco molto vostro nel carattere… forse troppo?
(Raoul Moretti)
Proponendo questo repertorio per voce maschile, chitarra ed arpa elettrica ed effetti era già chiaro il nostro intento. Rivestiamo del nostro mondo sonoro che è il risultato del nostro stile artistico, frutto della ricerca di questi anni, un repertorio che appartiene alla tradizione ma che si rinnova non solo attraverso le esecuzioni filologiche , ma anche attraverso punti di vista differenti. Anche la stessa Maria Carta ha avuto un approccio innovatore verso questo tipo di repertorio. Vengono alla luce la figura di una grande cantante e quello che ha rappresentato non solo per la Sardegna ed allo stesso tempo noi stessi che ci mettiamo a servizio, non rinunciando al nostro carattere ed alla nostra identità.(Beppe Dettori)
Troppo forse? Non abbastanza magari. Sono considerazioni che se realizzi un album live non si dovrebbero fare, perché cerchi di fermare un istantanea, senza possibilità di ritornarci su e abbellirla o aggiustarla. Anche se una realizzazione così istintiva porta a stimolare nuove soluzioni e migliorare le performances. Noi speriamo di avere seguito lo spirtio curioso e sperimentale di Maria, la quale nel 1980 fu criticata per il suo innovativo album “Haidiridiridiridiridin”, con basso, batteria, tastiere, chitarre elettriche, archi e fiati. Miscelare il Folk col Rock era un’idea di Avanguardia e di grande apertura allo sclerotico perpetuare della tradizione. Noi cerchiamo questo, senza offendere o irretire i conservatori della tradizione, ai quali nutriamo grande rispetto e che, per fortuna nel loro esistere, ci consentono di poter sperimentare ed evolvere la Musica in continuo miracolo creativo…quando, ovviamente, l’esperimento porta in noi un’emozione forte.
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Le foto nell’articolo “Beppe Dettori & Raoul Moretti: un Canto Rituale” sono state gentilmente fornite dall’ufficio stampa degli artisti